Ciò che vorrei fosse ma non è...

a cura di Laura Ferraioli (Associazione Consumatori Serenissima - Team P.A.R.I. / Progetto S.E.R.P.) 

Da bambina temevo in modo particolare l’avvicinarsi del 2 novembre che mi veniva annunciato come il “giorno dei morti”.

Sia perché la fantasia, che a una certa età è assai difficile da tenere a freno, mi portava a immaginare cadaveri in uscita libera dalle proprie tombe e sia perché la parola morte evoca una realtà cui tutti noi vorremmo sottrarci quanto più a lungo possibile, festeggiata la festa di Ognissanti tornavo alla mia routine quotidiana fingendo che la prossima data contrassegnata sul calendario fosse quella dell’8 dicembre ovvero l’Immacolata concezione.

A distanza di quarant’anni devo ammettere che la mia visione della ricorrenza dedicata ai defunti è profondamente mutata nel tempo. Laddove prima consideravo il solo aspetto legato alla fine della vita e mi lasciavo dominare dalla paura della perdita degli affetti a me più cari (senza tra l’altro mai prendere in considerazione che a lasciare questa terra potessi essere io ma al contrario dando per scontato che vi fosse un diritto di anzianità per cui certe cose sarebbero potute capitare solo ai grandi), oggi attendo lo scoccare della mezzanotte con la speranza di ricevere una carezza, d’intravedere una luce, di percepire un sussurro in un silenzio altrimenti difficile da sopportare. Ciò mi rende vulnerabile, lo so, perché in questi momenti il cervello va in stand-by e cessa ogni attività razionale sopraffatto com’è dal cuore che mal tollera la solitudine e la profonda tristezza racchiusa in un addio.  

Per tale motivo mi sforzo puntualmente d’innalzare le difese più inviolabili per impedire a chiunque d’intessere una ragnatela che non lascerebbe scampo. E quando parlo di chiunque non penso solo a chi si professa capace di aprire varchi normalmente chiusi o di parlare per tramite e per mezzo di…

Includo anche chi spinto da profonda ingenuità o un discutibile spirito di goliardia crede di potersi sedere intorno a un tavolino allestendo un gioco del quale sa poco o nulla, senza rendersi conto che non tutto è divertimento, a maggior ragione quando le regole cui attenersi non si conosco e le poche partite vinte son finite tutt’altro che in gloria.  

Da costoro preferisco stare in guardia più che da me stessa poiché se i miraggi nascono dalla speranza che ciò che vorremmo fosse vero lo diventi, le finte illusioni sono costruite ad hoc per puro vantaggio personale.

Rifiutati gli inviti a prender parte a sedute spiritiche e negata la luce dei riflettori a chi ama leggere mani, carte e fondi di caffè, resto dell’idea che non esista agenda sulla quale si possa fissare un appuntamento con i defunti ma soltanto una moltitudine di pagine bianche in un libro ancora tutto da scrivere.

Per questo, il 2 novembre, non cercherò né conferme né risposte. Lascerò che le cose vadano come devono andare, certa che, se il cuore non permetterà alla mente alcun dominio, quest’ultima saprà comunque come proteggerlo da ciò che vorrei fosse ma non è…

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